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06
04
2020

Le cinque ferite dell’anima: ferita da ingiustizia

Scritto da Giada Tessari 0

Dopo il primo articolo sulle Cinque ferite e la loro corrispondenza con i chakra dello Yoga, quello sulla ferita da rifiuto, da abbandono, da umiliazione e da tradimento, eccoci alla quinta e ultima ferita, quella da ingiustizia. Ha origine nei contesti in cui le persone che si occupano dei bambini sono fredde ed autoritarie. Durante l’infanzia, le esigenze esagerate e che passano i limiti generano sentimenti di inefficienza e di inutilità, tanto quando si è bambini come quando si è adulti.
La conseguenza diretta sulla condotta di chi ne ha sofferto sarà la rigidità, poiché queste persone cercheranno di essere molto importanti e di acquisire molto potere. È probabile, inoltre, che si sia creato un fanatismo per l’ordine e per il perfezionismo, così come l’incapacità di essere sicuri sulle decisioni che si prenderanno.
Bisogna lavorare sulla sfiducia e sulla rigidità mentale, cercando di essere il più flessibili possibile e cercando di credere negli altri.

La ferita si risveglia tra i quattro e i sei anni di età, con il genitore dello stesso sesso per il fato di dover fornire prestazioni elevate ed essere perfetti, bloccando il bambino nella sua individualità.

Per sopravvivere a tanto dolore si indosserà la maschera del rigido.

Di conseguenza il corpo crescerà diritto, rigido e più perfetto possibile. Ben proporzionato, con natiche rotonde, vita piccola, spesso stretta dagli abiti e dalla cintura. I movimenti saranno rigidi. La pelle chiara, mascella serrata, collo rigido, portamento diritto e fiero. Lo sguardo sarà luminoso e vivace, chiaro.

Le frasi super utilizzate: “nessun problema, sempre/mai, ottimo/benissimo, molto speciale, giustappunto, esattamente, sicuramente, d’accordo?”

Carattere: perfezionista, invidioso, taglia i ponti con il suo sentire. Incrocia spesso le braccia. Dà prestazioni che mirano alla perfezione. Troppo ottimista. Vivace, dinamico. Si giustifica molto. Ha difficoltà a chiedere aiuto. Può ridere per niente, ma soprattutto per nascondere la sua sensibilità. Tono di voce secco e rigido. Non ammette di vivere dei problemi. Dubita delle sue scelte, si paragona con gli altri, i migliori come i peggiori. Difficoltà, in generale, nel ricevere. Trova ingiusto di ricevere meno degli altri, e ancora più ingiusto se riceve più di loro. Difficoltà nel concedersi ciò che gli fa piacere senza poi sentirsi colpevole. Non rispetta i propri limiti, chiede troppo a se stesso. Si tiene sotto controllo. Ama l’ordine. Raramente si ammala, è duro nei confronti del proprio corpo. Collerico. Freddo, ha difficoltà a mostrare il suo affetto. Gli piace avere un aspetto sexy.

La sua massima paura è la freddezza.

Nella sua alimentazione preferisce gli alimenti salati a quelli dolci. Gli piace tutto ciò che è croccante. Si tiene sotto controllo per non ingrassare. Si giustifica e prova vergogna quando perde il controllo.

Le possibili malattie sono: esaurimento nervoso professionale, anorgasmia (nella donna), eiaculazione precoce o impotenza nell’uomo. Malattie il cui nome finisce per “-ite”, come la tendinite, la borsite, l’artrite, eccetera. Torcicollo, stitichezza, emorroidi, crampi, problemi di circolazione, problemi epatici, varici, problemi di pelle, nervosismo, insonnia, disturbi della vista.

Altre osservazioni che servono a mettere in evidenza la maschera.

  • Il rigido parla in modo piuttosto meccanico e trattenuto;
  • il rigido balla molto bene e ha ritmo, malgrado la rigidità delle gambe. – fa attenzione a non sbagliarsi. E’ quello che più spesso si iscrive a un corso di danza. I super rigidi sono serissimi, se ne stanno dritti e sembra quasi che contino i passi mentre danzano. Ciò che ne emana è un “guardate come ballo bene”;
  • il rigido preferisce un’ automobile classica, dalle buone prestazioni, perché vuole che corrisponda a quanto ha speso. Questo vale anche per altre categorie di acquisti, oltre che al modo di vestirsi;
  • il rigido si siede ben dritto. Può addirittura serrare le gambe una contro l’altra, e allinearle al corpo, il che accentuerà ulteriormente la rigidità del suo portamento. Quando incrocia gambe a braccia, è per non sentire quello che accade.
  • Quando è attivata la ferita da ingiustizia, indossa la maschera del rigido, che porta ad una persona fredda, brusca e secca tanto nel tono quanto nei movimenti. Proprio come l’atteggiamento, anche il corpo si irrigidisce. Questa maschera fa diventare anche un gran perfezionista, e fa vivere tanta collera, impazienza, critica, intolleranza nei confronti di se stessi.
  • Il rigido è molto esigente, e non rispetta i suoi limiti. Ogni volta che si tiene sotto controllo, che si trattiene o che è duro nei confronti di se stesso, è segno che sta indossando la maschera del rigido.
  • Il rigido adora dire a tutti quanto è giusto, come la sua vita sia senza problemi, e gli piace credere di avere tanti amici che lo amano così com’è.
  • Chi soffre di ingiustizia alimenta questa ferita diventando troppo esigente nei propri confronti.
  • Non rispetta i propri limiti, e si impone molto stress. E’ ingiusto con se stesso perché si critica, e ha difficoltà a vedere le proprie qualità positive e le buone cose che fa.
  • Soffre quando vede soltanto ciò che non è stato fatto, oppure soltanto l’errore commesso o provando difficoltà nel concedersi ciò che gli fa piacere.

La ferita da ingiustizia è in via di guarigione quando ci si permette di essere meno perfezionisti, di fare errori senza entrare in collera o avere un senso di critica. Ci si permetti di mostrare la propria sensibilità, di piangere davanti agli altri, senza perdere il controllo e senza paura del giudizio altrui.