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20
12
2019

Le cinque ferite dell’anima: ferita da rifiuto

Scritto da Giada Tessari 0

Dopo il primo articolo sulle Cinque ferite e la loro corrispondenza con i chakra dello Yoga, eccoci alla prima ferita, quella del rifiuto. Essendo una ferita molto profonda, implica il rifiuto interiore. Con interiore ci riferiamo a ciò che abbiamo vissuto, ai nostri pensieri e ai nostri sentimenti. Quando appare, può influire su molteplici fattori, come il rifiuto dei genitori, della famiglia o di se stessi. Genera sentimenti di rifiuto, pensieri negativi, come quello di non essere desiderati e porta alla svalutazione di se stessi.

La persona che soffre questa dolorosa esperienza sente di non meritare l’affetto né la comprensione di nessuno e si isola nel suo vuoto interiore per paura di essere rifiutato. È probabile che, se si è sofferto di questi problemi durante l’infanzia, si diventi una persona “sfuggente”. Per questo motivo, è indispensabile lavorare sul proprio timore, sulle proprie paure interiori e sulle situazioni che generano panico.

La ferita si può risvegliare dal concepimento fino all’anno di età per il fatto di non sentirsi in diritto di esistere, si attiva con il genitore dello stesso sesso.

Il dolore che ne deriva viene superato indossando la maschera del fuggitivo. Il corpo diventerà contratto, striminzito, smilzo o frammentato. Con occhi piccoli pieni di un’espressione di paura, o con l’impressione che ci sia una maschera intorno agli occhi.

Nel suo vocabolario si sentirà spesso dire: “una nullità, niente, inesistente, scomparire”.

Sviluppa un carattere distaccato dalle cose materiali, perfezionista, intellettuale, passa attraverso fasi di grande amore alternate a odio profondo. Non crede di aver il diritto di esistere; ha difficoltà sessuali. Si crede senza valore. Cerca la solitudine; evanescente, ha la capacità di rendersi invisibile. Trova vari modi per fuggire; facilmente si esilia sul piano astrale. Si crede incompreso; difficoltà nel lasciar vivere il proprio bambino interiore.

La sua massima paura è provare panico.

Nell’alimentazione occorre tenere presente che le emozioni o la paura gli tolgono l’appetito. Mangia porzioni piccole. Usa il cibo per fuggire: zucchero, alcol o droga. Predisposto all’anoressia.

Le possibili malattie cui può andare incontro sono quelle della pelle, diarrea, aritmia, cancro, problemi respiratori, allergie, vomito, svenimento, coma, ipoglicemia, diabete, depressione con intenti suicidi, psicosi.

Osservazioni che servono a mettere in evidenza la maschera:

  • il fuggitivo ha una voce spenta, debole;
  • il fuggitivo non ama particolarmente la danza. Quando balla si muove poco, in modo evanescente, per non farsi notare. Ciò che ne emana è un “non guardatemi troppo”;
  • il fuggitivo preferisce una macchina con i coloro scuri, che passa inosservata. Lo stesso dicasi per altre categorie di acquisti, oltre che al modo di vestirti;
  • il fuggitivo si fa piccolo piccolo sulla sedia, e gli piace molto nascondere i piedi sotto le cosce. Dal momento che non è radicato in terra, può allora più facilmente fuggire;
  • quando si attiva la ferita da rifiuto, indossa la maschera del fuggitivo. Questo fa sì che si voglia fuggire dalla situazione o dalla persona che si crede responsabile del rifiuto, per paura di essere colto dal panico e sentirsi impotente.
  • Tale maschera può anche convincere a diventare il più possibile invisibile, ritirandosi in se stessi, non dicendo o non facendo nulla (cosa che renderà maggiormente respinti dall’altro). Questa Maschera fa credere di non essere abbastanza importanti per prendere il proprio posto, di non avere diritto ad esistere come tutti gli altri.
  • Il fuggitivo si dà ad intendere che si occupa di sé e degli altri, per non sentire i vari rifiuti vissuti.
  • La persona che soffre per il rifiuto alimenta la propria ferita ogni volta che si dà dell’incompetente, del buono e nulla, che pensa di essere del tutto inutile nella vita altrui, ed ogni volta che fugge via da una situazione.

La ferita da rifiuto è in via di guarigione quando si prende sempre di più il posto che compete, quando si osa affermare se stessi. O, quand’anche qualcuno paresse dimenticare che esiste, riesce ad essere comunque a proprio agio. Accadono molto meno situazioni in cui si teme di essere colti dal panico.

Nel prossimo articolo tratterò la ferita da abbandono.