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25
09
2018

ADHD – Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività

Scritto da Giada Tessari 0

La “Sindrome da deficit di attenzione e iperattività(ADHD) è uno dei disturbi più comuni nei bambini in età scolare, e può continuare nell’adolescenza e nell’età adulta. I sintomi includono la difficoltà di rimanere concentrati e prestare attenzione, la difficoltà di autocontrollo e l’iperattività.

L’ADHD ha tre sottotipi:

  1. Predominanza dell’Iperattività e dell’Impulsività. La maggior parte dei sintomi (sei o più) riguardano categorie collegate all’iperattività e all’impulsività. Meno di sei sintomi riguardano il deficit di attenzione, benché anche la disattenzione sia presente, per alcuni gradi.

  2. Predominanza del Deficit di Attenzione. La maggioranza del sintomi (sei o più) sono nella categoria del Deficit di Attenzione e meno di sei sintomi riguardano l’iperattività e l’impulsività, sebbene queste siano presenti, per alcuni gradi.I bambini di questo sottotipo sono meno propensi ad agire e hanno difficoltà di rapporti con i coetanei. Possono stare seduti tranquilli, ma non prestano attenzione a quello che stanno facendo. Quindi il bambino può venire trascurato: genitori ed insegnanti possono non notare che ha questa sindrome.

  3. Combinazione di Iperattività-Impulsività e Deficit dell’Attenzione . Sono presenti sei o più sintomi di iperattività e impulsività e sei o più sintomi di deficit dell’attenzione.

    La maggior parte dei bambini ha questo tipo di ADHD “combinato”.

Deficit di attenzione iperattività e impulsività sono i comportamenti chiave dell’ADHD. È normale per i bambini essere a volte distratti, impulsivi o iperattivi, ma nei bambini affetti da ADHD questi comportamenti sono più gravi e si manifestano con maggiore frequenza. Per avere una diagnosi di ADHD un bambino deve mostrare i sintomi da sei mesi o più e ad un livello superiore di quello riscontrato nei bambini della stessa età.

I bambini che hanno sintomi di Deficit dell’Attenzione possono:

  1. Distrarsi facilmente, non notare i dettagli, dimenticare cose, cambiare frequentemente da un’attività ad un’altra

  2. Avere difficoltà a concentrarsi su una cosa

  3. Annoiarsi di un lavoro dopo pochi minuti, a meno che non stiano facendo qualcosa di divertente

  4. Avere difficoltà nel concentrare l’attenzione sull’organizzazione e il completamento di un lavoro o sull’imparare qualcosa di nuovo

  5. Avere difficoltà nel completare un compito assegnato, spesso perdendosi cose (per es. matite, giocattoli, indicazioni) necessarie per portare a termine i compiti o le attività

  6. Non sembrare ascoltare quando gli si parla

  7. Sognare ad occhi aperti, confondersi facilmente, muoversi lentamente

  8. Avere difficoltà ad elaborare informazioni con la stessa accuratezza e rapidità degli altri

  9. Avere difficoltà nel seguire istruzioni

I bambini che hanno sintomi di iperattività possono:

  1. Agitarsi e contorcersi al proprio posto

  2. Parlare senza fermarsi

  3. Girare intorno toccando o giocando con qualsiasi cosa in vista

  4. Avere problemi a stare seduti a tavola, a scuola, ad ascoltare storie

  5. Essere costantemente in movimento

  6. Avere difficoltà a svolgere compiti o attività in modo tranquillo

I bambini che hanno sintomi di impulsività possono:

  1. Essere molto impazienti

  2. Uscirsene con commenti inadeguati, mostrare le emozioni senza controllo, agire senza badare alle conseguenze

  3. Avere difficoltà ad aspettare per le cose che vogliono o per il proprio turno nei giochi

  4. Interrompere di frequente i discorsi o le attività degli altri

Per questi bambini tutto risulta più difficile: studiare, leggere, restare fermi, e, di conseguenza, raggiungere gli stessi risultati dei compagni con lo stesso sforzo: per loro tutto richiede uno sforzo molto più intenso. A questo si aggiunge che spesso, proprio per il loro comportamento, vengono isolati sia dalle altre mamme, che dai compagni stessi. Questo atteggiamento, unito ad una ovvia diminuzione dell’autostima, diventa la miccia per ulteriori peggioramenti. Facciamo un esempio di cosa accade in un bambino con disturbi del comportamento generici, ma in atto da tempo, in modo da comprendere quanto sopra esposto.

Situazione

All’entrata in classe un compagno non risponde al saluto

Disturbo del comportamento

Comportamento base

Pensieri

Mi ha ignorato? E’ arrabbiato con me?”

Sembra distratto, avrà avuto qualche problema?”

Azione

Rifiuto – vendetta

Indifferenza – preoccupazione

Comportamento

Inadeguata disposizione all’interazione sociale. Interazioni sfidanti. Comportamenti per evitare la frustrazione: scherzi, insulti, aggressione,…

Atteggiamento comportamentale base. Adeguata disposizione per l’interazione sociale. Comportamenti pro – sociali

Come si può notare, la realtà diventa difficile, se a questo si aggiunge un vero rifiuto da parte dei compagni, il comportamento non potrà che peggiorare. Da ciò si può però anche dedurre che, come ci sono dei fattori di rischio, ci sono anche dei fattori protettori, ovvero quei fattori che attenuano i fattori di rischio, quali sono?

Alcuni sostengono che negli ultimi anni si stia assistendo ad una sovra diagnosi di ADHD, ma la realtà purtroppo non è questa. La realtà è che molti, troppi fattori incidono sulla sua presenza (che è in crescita):

  • fattori genetici: ovvero un genitore con ADHD;

  • fattori neurochimici: errori nello sviluppo dei circuiti cerebrali della corteccia prefrontale, i gangli basali e le connessioni frontostriate;

  • fattori biologici acquisiti: anche se non esistono evidenze scientifiche, si nota un connessione fra ADHD e esposizione ad alcool, nicotina e determinati farmaci durante il periodo prenatale, perinatale e postnatale, la prematurità o basso peso alla nascita, ipossia, ipoglicemia o esposizione a livelli elevati di piombo nella prima infanzia. Alcuni studi sottolineano anche il rapporto fra gli effetti di alcuni coloranti e additivi alimentari, del piombo e di alcuni processi di infezioni di germi con la presenza di ADHD.

  • Fattori psicosociali:

    • nonostante il tipo di educazione non sia all’origine del disturbo, un lavoro in equipe fra psicologi, educatori, famiglia e ambiente sociale, può fare da ago della bilancia.

    • Sebbene l’attuale società tecnologica ed il suo eccesso di informazioni e la tecno liquidità, non siano in rapporto causale con l’ADHD, si è notato una maggiore disfunzione del ADHD con il procedere dei tempi.

    • Dal punto di vista socio educativo, il sempre minor tempo a disposizione ed il sempre minor numero dei membri delle famiglie, non aiuta a favorire ed allenare l’attenzione sostenuta, la cultura dello sforzo, l’attesa della ricompensa, l’impiego di strategie riflessive e lo sviluppo di un autocontrollo mentale efficace.

FATTORI DI RISCHIO

FATTORI PROTETTORI

  • predisposizione genetica

  • squilibrio nei neurotrasmettitori (dopamina e adrenalina)

  • nascita prematura, esposizione a fattori chimici e biochimici predisponenti

  • relazioni familiari e sociali conflittive

  • bambini in affido/adozione (anche se spesso trattasi di falso ADHD: i bambini in affido/adozione tendono inizialmente nella nuova famiglia ad avere comportamenti simili agli ADHD, dovuti al forte stress cui gli eventi della vita li hanno sottoposti)

  • disciplina familiare inconsistente

  • assenza di norme

  • pratiche autoritarie di educazione

  • interazioni verbali ostili

  • difficoltà psico-emotive dei genitori

  • alti livelli di stress

  • problemi di salute fisica

  • basso rendimento scolastico

  • mancanza di amicizie

  • isolamento sociale

  • conoscenza sulla complessità, cronicità e caratteristiche del problema di ADHD

  • clima affettuoso: accettazione e comunicazione adeguata

  • definizione chiara delle norme di comportamento

  • strutturazione dell’ambiente: abitudini, routine, organizzazione, pianificazione, orari

  • autostima

  • abilità di comunicazione

  • buona capacità di risolvere i problemi

  • buon rendimento accademico

  • relazioni amicali soddisfacenti

Molto di quanto sopra esposto (fattori di rischio e protettori) vale per molti disturbi del comportamento. Nel prossimo articolo prenderemo in considerazione gli altri disturbi, introdotti nel primo articolo, per poi passare a possibili aiuti. Concludiamo l’articolo con un proverbio africano:

Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio

In questo proverbio si racchiude il senso di ciò che ci impegna tutti i giorni, prendersi cura di un bambino, nella sua unicità e meravigliosa potenzialità.

Un compito prezioso non solo della scuola, degli insegnanti, degli istruttori delle varie associazioni che in ogni momento accolgono le bambine, le ragazze, i bambini, i ragazzi che sono affidati loro per tante o poche ore della loro giornata. Un compito che si può svolgere meglio se si lavora insieme, se si lavora per, se si lavora verso. E’ allora un compito che impegna tutti: la famiglia innanzitutto, prime artefici dell’educazione, ma anche tutte le famiglie, i bambini/ragazzi stessi
perché è nella rete che si ottengono i risultati migliori instaurando una relazione di fiducia, un’alleanza educativa, un lavorare guardando nella stessa direzione.

Senza fiducia non si va da nessuna parte.